Marina Pugliano e Valentina Tortelli
Marina Pugliano è laureata in Germanistica e ha frequentato la Scuola di Traduzione Letteraria. Nel 2006 è stata insignita del Premio Mittner. Fra gli autori tradotti: Anna Seghers, Christa Wolf, Yadé Kara, Jakob Hein, Catalin Dorian Florescu, H.G. Adler. Dal 2006 organizza un Laboratorio di traduzione letteraria dall’italiano al tedesco e viceversa.
Valentina Tortelli di formazione storica, si è dedicata alla traduzione di letteratura e saggistica tedesca dopo aver frequentato la SETL, Scuola europea di Traduzione Letteraria. Ha collaborato con le case editrici Sellerio, Einaudi, Mondadori, Marsilio, Rizzoli, Carocci, Sonzogno, E/O, LEF, Taschen, Nuovi Mondi, le fondazioni Hesse, MAST, Prada, il Museo d’arte di Mendrisio, il Deutsches Historisches Institut di Roma.
La casa rotta
Vent’anni dopo la fine della guerra, Horst Krüger – scrittore, giornalista, tra i più lucidi interpreti delle trasformazioni della società tedesca – torna a Eichkamp, il piccolo, insignificante quartiere alla periferia di Berlino dov’è cresciuto con i genitori e la sorella. Qui, ricorda Krüger, viveva gente compassata, timorata; gente come suo padre e sua madre che mai si erano interessati alla politica, un agglomerato di buona piccola borghesia lavoratrice che si ritrovò, quasi inconsapevolmente, a far parte del partito: “Poi arrivò il responsabile d’isolato, si fece consegnare i due marchi e cinquanta e noi ricevemmo un distintivo”. E con tragica inevitabilità, un mondo tranquillo e coscienzioso fatto di persone rispettabili e oneste crollò, intossicato dalla propaganda. Cosa abbia voluto dire diventare adulti in quegli anni, mentre tutto prendeva forma senza che si riuscisse a intravedere il precipizio verso cui si correva, è ciò che Krüger offre al lettore contemporaneo. Uscito per la prima volta in Germania nel 1966, ripubblicato dall’editore tedesco nel 2019 per i cent’anni dalla nascita dell’autore, La casa rotta è un resoconto impressionante, mai autoindulgente, una disanima asciutta del sentimento della colpa di un’intera nazione. Un racconto di terrifica bellezza puntellato da una scrittura limpida e poetica, che non sbaglieremmo a definire resistente.